In occasione del concerto conclusivo di "Flautissimo" 2001, abbiamo incontrato Emmanuel Pahud, uno dei protagonisti più attesi della manifestazione romana. Pahud, poco più che trentenne, è un giovane affascinante, simpatico, ironico, dall'immediata comunicativa. Solista dalla forte personalità musicale, è uno dei più interessanti talenti degli ultimi anni. Nonostante la sua giovane età ha già una carriera alle spalle di tutto rispetto. Nato a Ginevra, ha studiato al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi, continuando poi i suoi studi con Nicolet. Ha vinto numerosi e prestigiosi concorsi internazionali (Ginevra, Kobe, Duino), a ventidue anni è diventato primo flauto solista dell'Orchestra Filarmonica di Berlino. Con i Berliner ha tra l'altro inciso, per la EMI, sotto la direzione di Claudio Abbado, l'integrale dei concerti di Mozart, una registrazione pluripremiata che spicca all'interno di una discografia già ricca e autorevole, destinata ad accrescersi di nuovi rilevanti contributi. Nel 2000 ha interrotto il suo rapporto stabile con l'Orchestra - con la quale continua comunque a esibirsi come solista - per dedicarsi interamente alla carriera concertistica, attività che lo porta sulle scene dei teatri e delle sale da concerto più importanti del mondo. Il contratto esclusivo che lo lega alla EMI potrà garantire nei prossimi anni per il pubblico e gli appassionati nuove e importanti interpretazioni.
Il Pahud musicista è dotato di un temperamento versatile e di una attitudine immaginativa e creativa fuori dal comune, con il suo modo di suonare il flauto, trasmette un immaginario musicale ricco e variegato, una vasta gamma di effetti, colori e sfumature, cangianti in rapporto ai repertori affrontati, come giocando tra stili e forme diverse.
In questa intervista Emmanuel ci comunica la sua visione ampia e aperta del fare musica, la sua capacità, che auspica anche nei molti giovani flautisti di oggi che lo seguono con interesse, di aprirsi a generi e gusti diversi, di spaziare tra il repertorio nell'arco dei secoli contro atteggiamenti troppo settoriali e specialistici, la possibilità di rinnovare continuamente il proprio modo di suonare in rapporto alla 'luce' della musica.
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